(via Boetti 64)
Boetto ristrutturò questa casa, che apparteneva alla sua famiglia, per sé e la affrescò con figure di filosofi simili a quelle presenti nel Gabinetto del Silenzio di Palazzo Salmatoris a Cherasco.
Dal 1930 al 1990 sono state fatte varie ipotesi, ma alla fine si è capito che era proprio la casa di Boetto perché le formelle del portone sono uguali a quelle del coro ligneo della chiesa del Gonfalone, disegnate dallo stesso Boetto.
La data secentesca della costruzione si ricava dai tipici ovati (finestre del sottotetto) e dal portone. In questo edificio si trovava la più ricca documentazione dell’attività pittorica del Boetto, di cui parla anche il Dellavalle nelle sue Chiose alle Vite del Vasari.